Per sapere a cosa fa riferimento l’applicazione lanciata nel 2008 dalla Apple e approvata di recente dall’ufficio brevetti statunitense, occorre ricordare che il termine sexting nasce dall’unione delle parole sex e texting e indica l’invio di messaggi dal contenuto osè.
Finché la messaggistica sessuale avviene tra persone maggiorenni e, presumibilmente, consapevoli dei potenziali rischi della bizzarra acchiappanza digitale, nulla di male. Al massimo, come è successo a me qualche tempo fa, potrà capitarvi di ricevere un video un po’ spinto grazie al bluetooth rimasto acceso e a un’inguaribile curiosità. Certo se poi questo va in play con il volume altissimo e l’autobus pieno, dalla pornografia alla gag il passo è breve. A quel punto non resta che scendere con disinvoltura dall’autobus alla prima fermata – anche se a chilometri lontani dalla propria - nascondendersi dietro il bavero della giacca e percorre tutto il resto del tragitto a piedi ridacchiando e ripentendosi che no, non bisogna accettare video dagli sconosciuti.
Quando però a far circolare questi messaggi sono ragazzi o ragazze, troppo spesso inconsapevoli delle conseguenze, la faccenda può avere risvolti meno divertenti. Uno fra ci casi più eclatanti in Italia è stato quello di Chiara Fantoni, esclusa dal concorso di Miss Italia perché in rete circolavano contenuti piccanti (foto e video) messi on line dall’ex-fidanzato. Se a questa ragazza l’imprudenza è costata l’eliminazione dalla chermesse delle belle, per qualcuno il conto potrebbe essere più salato.
Per tentare di scongiurare questa evenienza senza che i genitori abbiano la possibilità – o l’illusione – di evitarlo, Apple ha lanciato un dispositivo anti-sexting che si comporterà da censore digitale, filtrando i messaggi dal contenuto spinto e allertando l’utente stesso o un altro indicato come responsabile, della presenza di materiale “caldo”. Quanto e a chi possa servire quest'applicazione, è tutto da dimostrare. Resta il fatto che prima di vietare o demonizzare nuovi strumenti occorrerebbe informare correttamente gli utenti, soprattutto i più giovani, che saranno certo più vulnerabili ma non per questo scemi.
In Italia l’unica campagna di informazione degna di questo nome è stata realizzata da Save the children in collaborazione con vari partner istituzionali tra cui manca – che peccato – proprio il ministero della Gioventù. Il payoff della bella campagna video è "Posta con la testa" e l'obiettivo, come suggerisce il nome della piattaforma web che la ospita, è essere sicuri in rete. Mentre on line si moltiplicano le iniziative di sensibilizzazione anche a livello europeo ed Apple guadagna un po’ di soldini sulle paure (e l'ignoranza) dei genitori, potremmo e dovremmo impegnarci per dare ai nativi digitali non tanto i divieti (fatti apposta per essere elusi) ma gli strumenti per capire le regole, i pericoli e le opportunità di questo brave new world.