
Sabato 16 ottobre siamo stati a ItaliaCamp o meglio, per essere precisi, al primo dei quattro barcamp organizzati per portare in giro per l'Italia il progetto.
La LUISS era strapiena, poco meno di 1.300 iscritti (un numero che è oggettivamente un successo), aula magna affollatissima. Avrei da fare delle critiche sui tempi e modi della sessione plenaria ma non è questo il momento: quello che voglio annotare qui e l'avvilimento che mi ha preso mano a mano che si susseguivano gli interventi della sessione che ho seguito: Innovology.
Mi aspettavo idee magari folli ma appassionate, un guizzo di entusiasmo, uno salto verso qualcosa fuori della portata, e invece nulla: una sequenza di brutte, bruttissime slide, presentate anche piuttosto male ad un platea ed un comitato scientifico via via più distratti e meno convinti. Ho assistito alla presentazione (parola grossa) di progetti dalla vista corta e dalle ambizioni quasi nulle, presentazioni terminate con una imbarazzata questua da poche centinaia di migliaia di euro. Qualcuno aveva parlato di Venture Capital? La presenza di Gianluca Dettori e Salvo Mizzi di WorkingCapital nel comitato scientifico può aver tratto in inganno? Francamente non credo: il bando di ItaliaCamp è piuttosto chiaro, magari non chiarissimo nel farci capire cosa succederà a concorso finito ma certo non da trarre in errore in questi termini.
Ho capito male io o si parlava di "idee per il paese", quelle idee innovative che dichiariamo sempre di avere e per le quali ci lamentiamo di non avere attenzione alcuna? E' un'idea per il paese l'ennesimo fantaprogetto per le scommesse online? E' un'idea per il paese produrre PC domestici che sembrano cappelli da pioggia per l'uomo di latta? E' un'idea per il paese organizzare il centesimo social-network per consulenti di PNL? Francamente credo proprio di no.
Sinceramente mi sono un po' vergognato per chi è salito sul palco. Non so come abbiano potuto regolarsi i membri del comitato scientifico - unico a dichiarasi in difficoltà Alex Giordano che pure mi sfugge a che titolo fosse nel comitato - alcuni dei quali si sono mostrati entusiasti per la bontà dei progetti presentati ed imbarazzo (!) nello scegliere il migliore. Lo dico con sconforto: se questi sono i giovani, se queste sono le loro idee per il paese, siamo spacciati.

Come ormai abitudine natalizia da qualche anno a questa parte, ho deciso di fare due passi all'Auditorium Parco della Musica a Roma. Sul loro sito avevo visto che la tradizionale manifestazione "Natale all'Auditorium" era confermata, con un programma piuttosto ricco. Bene, ho pensato, sarà divertente e magari riuscirò a farmi avvolgere da un po' di spirito del Natale.
Arrivato con tutta la famiglia a destinazione sono rimasto di stucco: dov'erano gli alberi di Natale? Dov'erano le casette degli gnomi dalle quali l'hanno scorso ho faticato a recuperare i figli? Non c'erano, sostituiti (e solo in parte) da quattro chioschetti di bibite. Mamma mia che tristezza. Ma possibile?
Possibile si, eccome. Ma non c'era un altro modo? Non era meglio nulla che tanta desolazione? Non c'era proprio il modo di riempire gli spazi dell'Auditorium? Non dico per guadagnarci, ma almeno per non dare quella sensazione di "scusateci, abbiamo finito i soldi" che in un momento come questo proprio non aiuta. C'era la pista di pattinaggio su ghiaccio, ma tristissima ed ingombra di una umanità tanto infreddolita quanto poco divertita.
Il luogo è bello, bellissimo. La cornice prestigiosa, il tabù del "cultura alta o morte" infranto già da tempo e con buona pace di tutti. Sarei curioso di sapere se è andata così per una volontà precisa, per mancanza di idee oppure a causa di contrattempi.
Non è la prima volta che andando all'Auditorium per qualche manifestazione ne ricavo la stessa sgradevole impressione di occasione mancata. Occasione mancata di fare le cose in grande o anche solo di fare le cose bene.