iPad, non è amore, forse sesso...

Dopo due mesi è tempo di un primo bilancio, se non altro perché 799 euro non sono bruscolini e tanto è costato l'iPad 32/3G che abbiamo preso per fare un po' di prove.

Le prime due settimane sono state dure, non me la sono sentito di lasciare a terra il notebook e l'iPad si è aggiunto al mio già pesantissimo backpack. La terza settimana ho fatto il tentativo di lasciare a casa il notebook e portarmi dietro solo lui, il piccoletto: la legge di Murphy si è accanita su di me ed ho avuto per due volte bisogno di trovare un pc per fare al volo delle cose banali che però dall'iPad mi sono risultate impossibili: accedere alla nostra extranet per scaricare un documento dimenticato a studio e fare una video-chiamata via Skype. Nel primo caso ho potuto scaricare il file (un pdf) ma non ho avuto modo di stamparlo; nel secondo caso, niente webcam su iPad e quindi.. nisba.

A parte questi incidenti (non banali, per la verità) ho praticamente smesso di accedere alle email dal palmare. Il mio iPaq rimane configurato per accedere al nostro server IMAP, ma alla notifica di un nuovo messaggio preferisco accedere alla posta e se serve rispondere dall'iPad. I 320x200 su 2,5" non possono competere con i 1024x768 su 10" dell'iPad, non c'è storia.

Come per le email, non c'è storia per la navigazione web: dopo le prime incertezze sto prendendoci gusto. Facebook, friendfeed, twitter, foursquare sono sempre a portata di mano e salvo qualche breve black-out per mancanza di connessione con TRE (l'abbonamento attivabile all'Apple Store era solo con loro, per ora mi contento) il tablet fa il lavoro suo.

Quella che per ora è pessima è l'esperienza con l'editor di testi (sia quello standard che Pages, acquistato a 7,90 Euro): la tastiera virtuale sarebbe anche ragionevolmente friendly ma copre mezzo schermo e la mancanza delle maiuscole rende l'esperienza di scrittura veramente sgradevole.

Altrettanto poco piacevole, ma meglio di nulla, è leggere i quotidiani. Se lo faccio via browser non ci sono grandi differenze rispetto al pc (salvo lo schermo più piccolo, ovviamente) mentre l'accesso con le rispettive applicazioni (ad esempio a Il Sole 24 ore) è estremente lento e faticoso, trattandosi di fatto delle versioni ridotte (molto ridotte) in scala delle pagine cartacee. Lo sfogliare le pagine senza riuscire a decifrare (per via del carattere minuscolo) altro che i titoli non è esattamente una esperienza emozionante: gli editori devono fare ancora molto lavoro per migliorarla.

iPad usato come iPod è decisamente troppo ingombrante (almeno per i miei gusti) e se devo vedere un film, francamente lo schermo è troppo piccolo. Ci ho visto una partita dell'Italia ai mondiali, ma solo perchè ero bloccato a studio da una consegna di un progetto e me lo sono tenuto accanto al pc mente lavoravo, buttando un occhio ogni tanto.

Insomma, almeno per ora con iPad non è certamente amore (vedremo più avanti), solo sesso, e nemmeno troppo di soddisfazione.

On the Edge of the Net

Ieri pomeriggio ho accettato volentieri l'invito dell'Ambasciata USA ed ho partecipato a "On the Edge of the Net: Expanding the horizons of the web in Italy, the UK and America" all'Opificio Telecom.

Confesso che non avevo capito come si sarebbe svolta la cosa ma ne sono rimasto piacevolmente sorpreso. Temevo un contesto un po' da "non-conferenza", ovvero quelle occasioni che sono un conferenza, sanno di esserlo ma tentano di sembrare altro per sembrare più 2.0. E invece grazie ad un buon format, un istrionico Marco Montemagno in ottima forma, due ore e passa sono volate.

Cosa abbiamo fatto? Dopo i due brevi speech di Wil Stephens e Matthew Guilford, abbiamo "giocato" alla creazione di una start-up in 50 minuti. Una social entrepreneurship, per essere precisi. Al mio tavolo Alessio Jacona ed altri cinque sconosciuti: nessuno di noi sapeva nulla degli altri. Abbiamo dovuto scegliere in tre minuti l'ambito di lavoro, in dieci il tema, nel poco tempo rimanente... sviluppare il concept. A quanto pare, pur nella apparente "assurdità" del condurre una attività del genere in pochi minuti, il risultato è piaciuto, tanto che il progetto del mio tavolo ha vinto a parimerito con un altro su una rosa di sette progetti.

La cosa più stimolante oltre gli ottimi speech? Trovarsi intorno ad un tavolo con persone mai incontrate prima (e che operano in ambiti tanto diversi dal mio) e trovare in pochi minuti un numero incredibile di spunti di conversazione. Uno più interessante dell'altro.